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Il francescanesimo ad Ascoli 

Gelsomino Del Guercio
Pubblicato il 08-04-2024

I trenta discepoli marchigiani che seguirono Francesco 

La chiesa di San Francesco è tra i monumenti che compongono la cornice di Piazza del Popolo, cuore della città di Ascoli Piceno e una tra le più belle piazze d’Europa. Ad oggi è il punto dei riferimento del francescanesimo nella città delle Marche, ed è gestito e amministrato dai frati conventuali della “Provincia di San Francesco”.

30 DISCEPOLI
La presenza conventuale ad Ascoli è legata ad una predica di San Francesco, nel 1212. Il Poverello attirò l’attenzione di molti ascolani e lo seguirono 30 discepoli, come racconta Tommaso da Celano, biografo di Francesco. Nel 1257 i frati ottennero dal Papa e da San Bonaventura di entrare ufficialmente in città. La chiesa, a tre navate e in tutta pietra, iniziata nel 1262 e proseguita con lentezza perché più volte ne fu cambiato il progetto, fu consacrata nel 1372 e terminata nel 1464.

9 POZZI
Il convento ha una caratteristica unica nel suo genere: è noto per ospitare nove pozzi; ha un refettorio (1514-1515), un dormitorio, un chiostro completato con i 5000 scudi donati da Vincenzo Cataldi (1624), un ricco uomo ascolano.

DAL SANGUE DI FRANCESCO A PAPA SISTO
Quello di Ascoli è uno dei conventi che ha “prodotto” tanti uomini illustri. Basti ricordare Nicolò IV (1288-1292) che l’arricchì delle reliquie della Croce e del sangue di San Francesco; il Beato Corrado Miliani (+ 1289); Sisto V (1585-1590) che ritenendosene figlio vi fece celebrare un Capitolo generale (1587), presenti 1500 frati

IL SACCHEGGIO
Per i frati conventuali di Ascoli la vita non fui semplice. Il convento, saccheggiato nel 1800, soppresso nel 1808-1820, e ancora nel 1861, subì gravi danni al suo patrimonio. La chiesa, invece, riportata all’antico dal Padre Francesco Pirani (1852-1855), fu sempre officiata dai Conventuali che, solo verso la fine del XIX secolo, riebbero parte del loro antico e glorioso convento.

“IL MARCHESE DEL GRILLO”
Lo storico e sacerdote Don Antonio Rodilossi descriveva la chiesa come uno dei più interessanti esempi italiani di architettura francescana, nonché la chiesa francescana più rappresentativa delle Marche. Il convento è stato utilizzato come set cinematografico per alcune scene del film "Il Marchese del Grillo" (1981) di Mario Monicelli.

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